ALCUNE NOTIZIE STORICHE
Paperinium
Paperino viene menzionato forse per la prima volta in una memoria scritta nell'anno 1095 dalla Propositura di Prato nell'Archivio Diplomatico Fiorentino. Lo citano altri documenti datati 1410, 1413, 1435 l'ultimo dei quali tratta della rinunzia a favore dell'ospedale della misericordia di Prato di una porzione di giuspadronato della Chiesa di S. Martino della villa di Paperino a favore di un tal Andrea di Simone Lapini da Prato. Notizie non certe indicano Paperino (Paperinium - predio di Paperius) come uno degli ultimi casolari o predi rustici sorti nella pianura, fondato da Paperius di origine romana o longobarda.
Tabernacoli
Nel territorio di Paperino non vi sono opere d'arte di notevole interesse, questi è sempre stato nel corso dei secoli prevalentemente agricolo, ed in proporzioni minori artigianale e operaio. Vi sono però numerosi Tabernacoli dislocati in vari punti. Paperino non risulta che sia stata in antico residenza di feudatari, né in epoche più recenti di ricchi possidenti. Nei secoli XVI e XVII la quasi totalità del territorio fu di proprietà di famiglie nobili fiorentine e di ordini religiosi, ma nessuno vi ebbe mai residenza stabile. Da notizie tramandate e non storicamente verificabili, sembra che nel XIV secolo in terra di Paperino si coltivasse su larga scala l'anice e che Francesco di Marco Datini ne curasse l'incetta per esportarlo sui vari mercati esteri.
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Tabernacoli in Via del Ferro
Nel medioevo esisteva su questa via il Chiesino di San Antonio al Ferro, ridotto ed adibito da vario tempo a costruzione civile. In antico la proprietà fu della Comunità dell'Ordine di Malta di cui i Conti Balzi-Serzelli erano fide-commessi. Del Chiesino faceva parte un portale del XIV secolo in pietra, unitamente a due acquasantiere sempre in pietra situate in basso ai lati dell'ingresso. Sopra il portale esisteva una lunetta che conteneva una corona robbiana di frutta e fiori entro la quale era collocata l'immagine di San Antonio abate avente ai lati due Santi o Angeli. Questa opera dopo un tentativo di furto fu rimossa e collocata nel museo di famiglia a Firenze. Oggi sono ancora ben visibili due tabernacoli
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Tabernacolo con Croce
Sulla Via dell'Alloro all'ingresso del paese, esiste un Tabernacolo in muratura contenente una croce di legno con i simboli della Passione di N.S. Gesù Cristo. Da notizie tramandateci dal passato sembra che fu collocata nei primi anni del XIX secolo da un pellegrino di nome Baldassarre di ritorno da un pellegrinaggio penitenziale in Terra Santa.
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Tabernacolo della Madonna del Pozzo
Pittura contenuta in apposita nicchia murale sul fabbricato d'angolo della Via del Crocicchio d'Oro, luogo detto "il pozzo" perché fino agli anni '60 esisteva in quel punto un pozzo d'acqua per il paese. Si presume che l'opera debba risalire ai primi del XVIII secolo, la pittura raffigura la Vergine in atto di fasciare il Bambino, ai lati di essa sono raffigurati i Santi Francesco e Domenico. Un esame delle forme e dei metodi pittorici farebbe supporre che l'autore possa essere della scuola del "Parmigianino", ma non vi sono certezze.
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Tabernacolo di Casa Gori
Sulla Via dell'Alloro, all'imbocco della Via delle Calvane si trova la Casa Gori che fu sin da epoca remota proprietà della Certosa ed abitata fino dalla metà del XVII secolo dalla famiglia Gori. Sulla facciata di detto fabbricato si trova un tabernacolo a nicchia incassata nel muro, con raffigurato un Crocifisso.
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Tabernacolo del Madonnino
Sulla Via dell'Alloro in località detta "Madonnino" sulla facciata di un fabbricato, esiste un Tabernacolo in pietra contenente l'immagine della Vergine Addolorata. La pittura pare risalire all'anno1746, l'autore è sconosciuto.
Molino del Ferro
Sulla Via del Ferro lungo la gora detta "del Lonco"
posizionata a mezzogiorno di Paperino, e che fu costruita per alimentare le
acque dei fossati che cingevano il Castello (oggi Castelnuovo), esisteva sin
dal 1271 un molino che recentemente è stato trasformato in parte in attività
industriale. Questo molino e terre annesse fu probabilmente in origine di
proprietà di Ricovero degli Scrigni, padre di Ser Convenevole Grammatico,
maestro del Petrarca.
Casa Colonica
Nel centro del paese di fronte alla Via del Crocicchio d'Oro, esiste un
fabbricato che per la sua caratteristica costruzione, per i suoi stipiti alle
porte, in pietra e artisticamente lavorati oltre ad alcune apurture
simmetriche di stile romanico, si ritiene fosse luogo di ritiro di
Ordini religiosi. Risulta infatti che in Paperino nel XVI e XVII secolo
numerose proprietà appartennero ad Ordini e Comunità religiose.
Stemmi
Su varie facciate di edifici civili e colonici esistono tutt'oggi stemmi in
pietra di famiglie patrizie fiorentine ( Principi Strozzi, Conti Baldi, Marchesi
Tornaquinci, Corsi, Rinuccini, Tolomei) e di vari ordini civili e religiosi (
Casa Pia dei Ceppi di Prato, Monache di San Niccolò, Commenda di Malta ed
altri).
Le Torri
Nel territorio di Paperino esistono varie torri, due di esse si trovano
sulla Via del Ferro e più precisamente nelle vicinanze dell'antico
molino, sulla gora del Lonco, ed un'altra è collocata adiacente al Chiesino di
Sant'Antonio al Ferro. Altra Torre si trova sulla Via del Crocicchio d'Oro
nell'ultimo tratto, all'imbocco con la Via per La Rugea. Infine la "Torre
Armata" situata sulla strada che porta a Castelnuovo.
Da un sopralluogo effettuato da esperti risulta che quasi tutte sono in mattoni
e di epoca abbastanza recente, databile intorno al XVI secolo ed utilizzate per
annessi colonici. Mentre quella adiacente al Chiesino di Sant'Antonio al Ferro
è in muratura di laterizio compatta a ricorsi regolari con tracce di piccole
finestre ad archi acuti. Tale struttura di epoca presumibilmente intorno al XIV
secolo, farebbe pensare ad una destinazione di vedetta.
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Torre Armata
Un po' di Poesia
Non poteva mancare una poesia del poeta contadino Mauro Ponzecchi, che ha scritto moltissime poesie dedicate a Paperino, tra queste ne riportiamo una che descrive un aspetto lavorativo dei contadini di inizio secolo.
Dirò qualcosa qui dei contadini
Che lavoran tanto, poerini!
Gl'avean da governar tutto il terreno
Solamente col "concio" e il pozzonero.
Però il suo non gli potea bastare
E allor, di notte, gl'andavano a "votare",
col ciuco e con la botte i "bottini"
a Prato, ad i signori cittadini!
L'eran cose da fare molto sconce
Dovean portarlo fuor con le bigonce.
E quando la bigoncia straboccava
Sulle spalle e nel collo gocciolava.
E lo dovean pagar pure a quattrini
Quel pozzonero quei poeri contadini.
Gli spregiavano per le toppe nei calzoni,
come contadinacci e assai puzzoni.
Una notte, Meo, che in verso Prato
Sopra il barroccio s'era appisolato,
uscì di carreggiata e ad una scossa
gl'andò a finir nì fondo d'una fossa.
Eh la ricordò sempre quella notte:
gl'andò giù lui, barroccio. ciuco e botte.
All'inizio del secolo passato
Succedeva quel che ho raccontato,
quando il mio nonno, senza avere pretese
faceva scuola ai ragazzi del paese.
Il nonno Emilio avea un grande cuore
e lo faceva solo per amore,
e certo ha meritato un posto in cielo
giunto al di là del misterioso velo.
Ed una piazza ben pavimentata
Quella sulla terra, gl'è stata intitolata.
So che una sera mentre che insegnava
a Gigino del Vieri domandava:
<Che andate a "votare" anche stanotte>?
E Gigi <Certo! Come l'altra notte>.
Di ripensarci 'un posso fare a meno,
tutte le notti partir, pioggia o sereno!
Le notizie sono tratte dal libro "San Martino a Paperino e i Gori "(di Mario Gori) e da altre pubblicazioni presenti presso l'Archivio Storico Pratese, Archivio di stato di Firenze, Archivio storico della Chiesa di San Martino a Paperino. Un ringraziamento particolare a Mauro Ponzecchi il cui ricordo rimarrà sempre nel cuore di tutta Paperino.